La parodontologia è la branca dell’odontoiatria che si occupa della prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie che interessano i tessuti di sostegno del dente: gengiva, legamento parodontale, cemento radicolare e osso alveolare.
La malattia parodontale, se non diagnosticata e trattata precocemente, può portare alla perdita irreversibile dei denti. Oggi, grazie a una maggiore comprensione dei meccanismi biologici e all’introduzione della nuova classificazione europea (EFP/AAP 2018 European Federation of Periodontology )la parodontologia dispone di strumenti diagnostici e terapeutici altamente predittivi e personalizzati.
Cause e meccanismi della malattia parodontale
La parodontite è una patologia infiammatoria cronica ad eziologia batterica, modulata dalla risposta immPnitaria dell’ospite. La causa primaria è la placca batterica — un biofilm complesso di microrganismi patogeni che, se non rimosso regolarmente, induce un processo infiammatorio cronico nei tessuti gengivali.
Principali batteri associati alla parodontite
La comunità microbica orale è composta da centinaia di specie, ma solo alcune presentano un ruolo patogeno determinante nella distruzione dei tessuti parodontali. I batteri più comunemente associati alla parodontite cronica e aggressiva appartengono al cosiddetto “complesso rosso”, descritto da Socransky e colleghi, e comprendono:
- Porphyromonas gingivalis – anaerobio gram-negativo considerato il principale patogeno parodontale; produce proteasi (gingipains) e fattori di virulenza che degradano il collagene e inibiscono la risposta immunitaria;
- Tannerella forsythia – batterio fortemente associato a parodontiti avanzate, con capacità di adesione e invasione dei tessuti epiteliali;
- Treponema denticola – spirocheta motile che facilita la penetrazione batterica e amplifica la risposta infiammatoria.
Accanto a questi, altri microrganismi parodontopatogeni rilevanti includono:
- Aggregatibacter actinomycetemcomitans (frequente nelle forme giovanili e ad andamento rapido);
- Prevotella intermedia, Fusobacterium nucleatum, Campylobacter rectus, Eubacterium nodatum, Parvimonas micra, Eikenella corrodens e Filifactor alocis, coinvolti nella progressione della malattia e nella maturazione del biofilm patogeno.
Questi batteri agiscono in sinergia, producendo enzimi litici, tossine e metaboliti (come acidi grassi volatili e ammoniaca) che alterano la barriera epiteliale e attivano una risposta immunitaria sproporzionata dell’ospite. La conseguente liberazione di mediatori pro-infiammatori (IL-1β, TNF-α, PGE₂, MMP-8 e MMP-9) porta alla distruzione del collagene e al riassorbimento dell’osso alveolare.
Fattori eziologici e di rischio
Oltre alla placca, diversi fattori sistemici e comportamentali possono influenzare l’insorgenza e la progressione della malattia:
- Fumo di sigaretta: riduce la vascolarizzazione gengivale e compromette la risposta immunitaria locale;
- Diabete mellito: aumenta la suscettibilità all’infiammazione e ne rallenta la guarigione;
- Predisposizione genetica: polimorfismi nelle citochine pro-infiammatorie aumentano la risposta distruttiva dell’ospite;
- Disbiosi orale: alterazione dell’equilibrio microbico a favore di specie patogene;
- Stress cronico e stili di vita non salutari.
La patogenesi della parodontite è quindi il risultato di una complessa interazione tra microbiota e sistema immunitario, con conseguente distruzione progressiva del legamento parodontale e dell’osso alveolare.
La classificazione europea (EFP/AAP 2018)
Nel 2018, l’European Federation of Periodontology (EFP) e l’American Academy of Periodontology (AAP) hanno introdotto un sistema diagnostico più completo, fondato su stadi e gradi, che consente una diagnosi individualizzata e predittiva.
Stadi (I–IV): severità e complessità della malattia
- Stadio I – parodontite iniziale: perdita di attacco clinico (CAL) ≤ 2 mm, perdita ossea limitata.
- Stadio II – parodontite moderata: CAL 3–4 mm, perdita ossea ≤ 33% della radice.
- Stadio III – parodontite severa: CAL ≥ 5 mm, perdita ossea > 33%, mobilità o perdita di elementi dentari.
- Stadio IV – parodontite avanzata: compromissione funzionale, perdita di ≥ 5 denti, difficoltà masticatorie.
Gradi (A–C): velocità di progressione
- Grado A: progressione lenta, nessun fattore di rischio rilevante.
- Grado B: progressione moderata, proporzionale all’età del paziente.
- Grado C: progressione rapida, associata a fattori aggravanti come fumo o diabete scompensato.
Questo sistema consente al clinico di stabilire un profilo prognostico individuale, ottimizzando il piano di trattamento e il follow-up nel tempo.
Diagnosi e importanza della cartella parodontale
Cos’è la cartella parodontale
La cartella parodontale è uno strumento diagnostico indispensabile che consente di registrare in modo sistematico e oggettivo i parametri clinici essenziali per la valutazione dello stato di salute parodontale.
Tra i principali dati rilevati:
- Profondità di sondaggio (PD) in sei punti per dente;
- Sanguinamento al sondaggio (BoP), indice di infiammazione attiva;
- Perdita di attacco clinico (CAL);
- Mobilità dentale;
- Coinvolgimento delle forcazioni nei denti pluriradicolati;
- Recessioni gengivali e morfologia dei difetti ossei.
Perché la cartella parodontale è fondamentale
La cartella parodontale rappresenta la base del ragionamento clinico parodontale.
Consente di:
- Stabilire una diagnosi iniziale precisa;
- Documentare in modo scientifico i dati clinici;
- Monitorare l’evoluzione della malattia e la risposta terapeutica;
- Personalizzare il piano di trattamento;
- Comunicare efficacemente con il paziente e con eventuali specialisti coinvolti.
In altre parole, la cartella parodontale è la mappa clinica della salute parodontale e il cardine di un approccio terapeutico basato su dati oggettivi e replicabili.
Questo spiega perché nella mia pratica quotidiana in ambito parodontale non inizio mai un trattamento senza la compilazione della cartella parodontale.
Terapia della malattia parodontale
Il trattamento della parodontite si sviluppa in fasi sequenziali, ciascuna con obiettivi specifici ma complementari.
- Terapia causale (non chirurgica)
È la fase iniziale del trattamento, mirata alla rimozione dei fattori eziologici locali e sistemici:
- Istruzione e motivazione del paziente all’igiene orale domiciliare;
- Detartrasi e levigatura radicolare (scaling e root planing) per eliminare placca e tartaro sopra e sotto gengivali;
- Controllo dei fattori di rischio (cessazione del fumo, compenso glicemico);
- Rivalutazione clinica dopo 6–8 settimane, con aggiornamento della cartella parodontale.
Nella maggior parte dei casi, la terapia causale determina una significativa riduzione del sanguinamento e della profondità di sondaggio, stabilizzando la condizione clinica.
L’ esperienza di 30 anni da Parodontologo del Dott. Fausto Schenardi confortata dalla letteratura scientifica di settore dimostra che ad oggi quasi il 90% dei trattamenti è compreso nella terapia causale.
- Terapia chirurgica parodontale
Nei casi in cui persistono tasche residue > 5 mm o difetti ossei verticali, si procede con la terapia chirurgica, che può essere di due tipi:
- Chirurgia resettiva: riduce la profondità delle tasche e rimodella i tessuti gengivali e ossei per facilitare l’igiene e mantenere la stabilità nel tempo;
- Chirurgia rigenerativa: mira alla ricostruzione dei tessuti parodontali attraverso tecniche di rigenerazione guidata dei tessuti (GTR), innesti ossei, membrane riassorbibili/non riassorbibili e fattori di crescita autologhi (PRF, amelogenine, biomateriali bioattivi).
La scelta dell’approccio dipende dalla morfologia del difetto, dall’estensione del danno e dalle condizioni sistemiche del paziente.
La terapia di mantenimento: il pilastro del successo a lungo termine
La fase di mantenimento (o Supportive Periodontal Therapy – SPT) è essenziale per la stabilità dei risultati nel tempo.
Durante i richiami periodici, pianificati ogni 3–6 mesi, si effettuano:
- Controlli clinici con aggiornamento della cartella parodontale;
- Rimozione del biofilm sopragengivale e sottogengivale;
- Rinforzo delle istruzioni di igiene domiciliare.
Numerosi studi dimostrano che la compliance del paziente nella fase di mantenimento è determinante per prevenire recidive e perdita dentaria a lungo termine.
Conclusioni
La parodontite è una malattia infiammatoria cronica complessa, ma oggi gestibile e controllabile grazie a protocolli diagnostici rigorosi e terapie basate sull’evidenza scientifica.
La cartella parodontale rappresenta lo strumento centrale per una diagnosi accurata, una pianificazione terapeutica personalizzata e un monitoraggio continuo nel tempo.
Solo attraverso un approccio integrato — che combini prevenzione, terapia causale, intervento chirurgico mirato e mantenimento — è possibile garantire la stabilità a lungo termine dei tessuti di sostegno e la conservazione dei denti naturali.
Una piccola chiosa vorrei dedicarla alla prevenzione che, come in quasi tutti i campi della medicina, rappresenterà il futuro della salute:
- Una corretta alimentazione sia per quantità che per qualità associata ad un monitoraggio regolare dell’emoglobina glicata.
- Un supporto psicologico per aiutare i fumatori a smettere.
- Una corretta gestione dello stress.
L’uso di integratori probiotici per mantenere in equilibrio la flora batterica del cavo orale
Per scoprire i nostri diversi approcci per superare la paura del dentista, non esitare a contattarci! Siamo a tua completa disposizione: puoi scriverci all’indirizzo info@studiodentisticoschenardi.it o telefonarci allo 0438 22973, risponderemo alle tue domande e, se lo desideri, fisseremo un appuntamento per valutare assieme le tue necessità.