Si tratta di una tecnica consolidata e affidabile finché viene applicata in condizioni di osso favorevole, e cioè ben rappresentato nella sua componente verticale e orizzontale.
Ma se i denti fissi sono andati perduti già da molto tempo o se siamo difronte a una malattia parodontale che ha fatto perdere gran parte del sostegno osseo, ovvero ci troviamo di fronte ad una grave atrofia (riassorbimento) ossea come ci comportiamo?
In questo caso dobbiamo considerare due possibilità:
1.-la prima passa attraverso la rigenerazione dell’osso perduto applicando tecniche (GBR rigenerazione guidata dell’osso) come l’utilizzo di innesti ossei coperti da membrane in collagene o griglie in titanio che consenta di ricostruire sia la parte verticale che quella orizzontale dell’osso perduto; si tratta di una tecnica che richiede tempi più lunghi per il ripristino di una morfologia ossea e gengivale più vicina a quella che “madre natura” ci aveva dotati.E’ necessario spesso effettuare più di un intervento e sopratutto essere molto pazienti se si vuole raggiungere il miglior risultato .
Queste tecniche offrono risultati straordinari ma richiedono una grande abilità nel maneggiare i tessuti molli ecco perché hanno successo nelle mani di specialisti della parodontologia ed è il motivo per cui il lo Studio Schenardi è incline ad offrire questa soluzione.
2.-La seconda possibilità per offrire una dentizione fissa in pazienti con grave atrofia è quella di usare un insieme di soluzioni che vanno dagli impianti corti “short implant”, gli impianti inclinati fino ad arrivare agli impianti pterigoidei e zigomatici. Oggi infatti è possibile usare impianti che restano delle dimensioni di 3-4-5 oppure 6 mm di lunghezza e perciò adatti ad essere applicati in quelle situazioni di grave perdita ossea senza la necessità di effettuare alcun tipo di rigenerazione; oppure è possibile utilizzare impianti di lunghezza tradizionale ma inclinati di 30° – 40° al fine di bypassare ostacoli anatomici come il nervo alveolare inferiore della mandibola o il seno mascellare nell’arcata superiore.
Esempio di impianti inclinati
Esempio di impianti corti “short implant” per grave atrofia
Gli impianti zigomatici sono invece impianti particolarmente lunghi che in situazioni di grave atrofia ossea sfruttano l’ancoraggio all’osso zigomatico garantendo una stabilità elevata .Questa ulteriore strada offre la possibilità di abbreviare i tempi e i costi per la realizzazione di una protesi fissa, richiede un’unico intervento ed è applicabile ad un numero di pazienti quasi illimitato.
Esempio di impianto zigomatico (ultimo a sinistra)
Bisogna precisare inoltre che il “carico immediato” cioè l’applicazione di denti fissi nella stessa seduta degli impianti è una soluzione che trova spazio sia nei casi con osso ben rappresentato sia nei casi più selezionati di cosiddetti “poco osso” in quanto le tecniche diverse ad offrirci questa opportunità .Invece la cosa imprescindibile per decidere quale sarà la soluzione migliore in situazione sopratutto di poco osso è una diagnosi corretta che passa inevitabilmente attraverso uno studio radiologico della TAC Conebeam che fornirà gli elementi per misurare altezza e spessore dell’osso residuo e con un programma di navigazione per permettere di effettuare un progetto individualizzato, customizzato per ogni singolo paziente.
E’ prassi del nostro studio effettuare la prima visita in cui vengono raccolti tutti gli elementi necessari a fornire un quadro chiaro ai fini di un progetto di riabilitazione , quindi: intervista anamnestica, visita del cavo orale, check fotografico extra ed intraorale e indagine radiologica, OPT, TAC Conebeam , impronte per analisi dei modelli e soprattutto ascolto delle esigenze del paziente.